Diario di un fante in Abissinia

Il caporale Enrico Lodoli, autore del diario, apparteneva alla Divisione Sabauda, 230° Battaglione di fanteria. È uno spaccato della guerra del 1935, visto dal basso, con cui l'Italia iniziava l'ultima impresa coloniale del secolo, invadendo l'unico lembo di terra africana rimasto disponibile: l'Etiopia.
L'obiettivo consisteva in una terra aspra e brulla, con poche risorse nel sottosuolo; le zone più ricche erano di difficile sfruttamento.
I paesi che ci avevano preceduti erano riusciti a trarre dalle loro colonie il massimo vantaggio investendo il minimo indispensabile. L'Italia, al contrario, investì molto in termini di impegno umano e di denaro, per costruire strade, ponti, edifici e aeroporti per non ricavarne nulla e uscire bollata con il marchio di invasore dinanzi alla opinione pubblica mondiale.



A sinistra:
il caporale con la mascotte,
la scimietta Cocò,
con un cammello,
con un camaleonte.

A destra:
copie del giornalino che la famiglia del caporale,
che operava nel settore tipografico,
preparava a Roma e spediva al fronte.




A sinistra:
l'ascaro Tesfanchié
e due bellezze indigene.

A destra:
sottufficiale ascaro
in forza all'esercito italiano.




A sinistra:
sottufficiale ascaro
in forza all'esercito italiano.

A destra:
cartoline con negrette, ascari e fanti.




A sinistra:
velivoli dell'aeronautica italiana
che sorvolano l'altipiano.

A destra:
veduta aerea di Addis Abeba in alto,
sotto la chiesa di San Giorgio.




A sinistra:
il Negus Hailé Selassié
che prova una mitragliatrice
fra i mitraglieri della guardia imperiale.

A destra:
in alto parenti e amici del caporale a Roma
in basso bandierina di carta
che il caporale portò con se dall'Italia
e che lo seguì fino al ritorno.


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