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In guerra con Napoleone
Memorie di Filippo Pisani. Russia 1812
Ernesto Damiani
320 ill. col.
Formato 15x21
Prima edizione: novembre 2006
ISBN 8888657630
euro 22,00
L'opera
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Il 25 giugno 1812 la Grande Armée condotta da Napoleone in Russia intraprese l'attraversamento del fiume Niemen: era l'inizio del più grande disastro militare per il «dio della guerra». Mentre vedeva sfilare quella moltitudine di fanti, artiglieri, cavalieri ed equipaggi di ogni sorta, Filippo Pisani non poteva immaginare che soltanto poche migliaia di uomini sarebbero tornati. Alla sua prima campagna, questo giovane ufficiale d'artiglieria del Regno d'Italia sperimentò sofferenze paurose: caldo e freddo estremi, fame e sete, un territorio e una popolazione ostili, gli orrori della battaglia, infine la fatica fisica e morale della prigionia. Con penna da cronista, Pisani registrò tutti gli avvenimenti di cui fu testimone, organizzando i suoi ricordi con la chiarezza della visione d'insieme e l'intensità di chi visse quei fatti.
Le sue memorie sono pubblicate nel rispetto assoluto del piano dell'opera, concepita dall'autore nel 1845, integrata da straordinarie illustrazioni ad acquerello dello stesso Pisani e dalle appendici tratte dalle Réflexions sur la guerre de 1812 del colonnello russo Cuychevich (libro ormai introvabile).
Un'opera di eccezionale rilevanza nella memorialistica italiana sulle guerre napoleoniche.
Dall'opera
Nel nostro convoglio non v'era ilarità, né buona unione; il canto era bandito; mancava il tenente Cavagnini, che nel viaggio da Vilna a Minsk dirigeva l'accademia. Alle bettole si aveva qualche volta il divertimento di vedere ballare come grotteschi alcuni ebrei. Uno suonava il salterio accompagnando la voce modulata come flauto; si vedevano altri far giuochi d'equilibrio e v'era chi faceva ballar l'orso. Nei soggiorni si dividevano i compagni in varie partite per giocare alle carte di picche e cuori. Io vi assistevo per poco ed annoiato mi ritiravo a scrivere, e quando prevaleva in me la malinconia, mi procuravo il sonno con qualche bicchiere d'acquavite.
Lasciata la strada postale del mezzogiorno si prese quella di sinistra verso levante, per la quale si esce dal governo di Minsk e si entra in quello di Mohilew, pure della Russia Bianca. I fiumi Durn e Dnieper senz'argini, come tutti gli altri, a lento corso conducono acque oscure provenienti da paludi, che in tempo di piena vanno ad allagare una grande estensione di terreno, e perciò la strada fra questi è formata a diga, la quale va ad incontrare il Dnieper, che si passò con ponte volante.
[...]
Andammo quindi a far visita all'architetto Rusca per ringraziarlo dei suoi buoni uffici ed egli ci invitò a pranzo per il giorno susseguente. Boschi era da noi visitato ogni giorno e volentieri si tratteneva delle cose d'Italia. Io che curioso era di avere una idea della Siberia, a noi così spesso minacciata, lo pregai di darmene ragguaglio, avendo egli fatto più volte il viaggio a Tobolsk.
Di preferenza sceglievasi l'inverno per un tale viaggio, perché le nevi ed il ghiaccio pareggiavano il suolo e si poteva speditamente in una slitta scegliere la retta direzione senza alcun impedimento. Per sentir meno il freddo si doveva giacer nella slitta avvolti in una grande pelliccia d'orso con berretto a code: due grossi cani velocemente trascinavano la slitta e senza che alcuno li guidasse conoscevano essi le stazioni postali, benché non apparissero alla vista, essendo cave sotterranee abitate da paesani che avevano l'incarico di custodire i cani per il pronto ricambio.
E dopo aver parlato della Siberia il Pisani continua:
Avrei più a lungo portato la conversazione, ma avvicinandosi l'ora del pranzo mi recai con gli altri due compagni dall'architetto Busca, dal quale fummo bene accolti e lautamente trattati.
Ansiosi eravamo d'intendere l'esito della sua mediazione presso il governatore per farci passare l'inverno in Simbirsk; ma terminato il pranzo avemmo il dispiacere d'intendere che il governatore, maldisposto contro gli ufficiali componenti il nostro distaccamento, era partito protestando di non volerne alcuno in Simbirsk. Anzi aveva dato le disposizioni perché fossimo divisi in tre distaccamenti destinandoli a Singlei, Stawropol e Sammara, tre città del governo di Simbirsk in riva al Volga; la prima a destra del fiume, alla distanza dì 55 verste; le altre due a sinistra, distanti, la seconda a 350 e la terza a 200 verste.
Eravi in Simbirsk Giovanni Piccardi, romano, fuggito dalla sua patria per la rivoluzione di Basville. Egli era impiegato presso il governatore in qualità di segretario. Fui informato che questo sarebbe stato l'unico mezzo per ottenere la grazia da me bramata.
Piccardi serviva da mediatore ed i regali che riceveva gelosamente li passava al governatore, ma troppo tardi lo venni a sapere. Ai dieci francesi fu concessa la grazia di trattenersi in città, e non so se per questo mezzo o per qualche altro riuscirono d'ottenerla: a noi fu ricusata. Ciò nonostante feci conoscenza con Piccardi e non potendo egli far altro per me promise che in Singlei mi sarebbe dato un comodo alloggio coi miei due compagni, avendo colà un amico impiegato di polizia, al quale ci avrebbe raccomandati.
L'autore
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Ernesto Damiani ha 50 anni, è laureato in medicina ed è docente alluniversità di Padova. Grande appassionato di storia contemporanea, ha pubblicato con Nordpress Ci riconosceremo sempre fratelli.
Nordpress Edizioni
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