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Articolo di Gianluca Roselli tratto da "ilnuovo.it"
(18 MAGGIO 2002; ORE 15:45)
Domani contromanifestazione delle penne nere del Nord in polemica col raduno svoltosi a Catania.
L'organizzatore: "Con la scusa della leva abolita arruolano disoccupati del Sud e snaturano il corpo".
MILANO - "Fratello alpino, se anche tu non condividi l'idea di andare a raduni che niente hanno a che fare con i nostri monti e luoghi d'origine, vieni alla nostra adunata!". Con questo slogan strillato sulle pagine del quotidiano leghista la Padania, l'Associazione Alpini Padani (gruppo che gravita nell'area dell'associazionismo del Carroccio) per domenica 19 maggio chiama a raccolta le penne nere del Nord.Nulla di strano, se non fosse che questa adunata si pone polemicamente in contrasto con la sfilata annuale degli alpini organizzata il 12 maggio scorso a Catania. "Cosa c'entra la Sicilia con il nostro corpo?" - sbotta il presidente degli Alpini Padani, Maurizio Brombin. "Gli alpini sono nati al Nord, tra i monti, per difendere i confini settentrionali della Patria. Non capisco perche' l'Associazione Nazionale (l'Ana, presieduta da Giuseppe Parazzini, ndr) abbia accettato di far svolgere il raduno nazionale al Sud".
In realta' Brombin una teoria ce l'ha. Secondo il presidente degli Alpini padani e' in atto un piano di smantellamento del corpo che in pochi anni e' sceso a 15.000 unita'. Gia', perche' se prima gli alpini erano quasi tutti ragazzotti pieni di salute delle valli e dei monti settentrionali, da quando e' stato abolito il servizio militare vengono preferiti i giovani del sud. "Prima lo smantellamento della Brigata Orobica, poi della Cadore. Oggi siamo anche noi un esercito professionale stipendiato - spiega Brombin - E siccome nel meridione molti ragazzi sono disoccupati, ecco che tanti fanno richiesta per entrare negli alpini: e' diventato una sorta di lavoro socialmente utile, ma il rischio e' che si trasformi in un esercito di mercenari. E poi così facendo si va contro le nostre tradizioni, le radici, l'attaccamento al territorio. In pratica il corpo viene snaturato".
Oggi, senza gli austriaci alle porte, le penne nere hanno cambiato le loro azioni: molti sono impegnati nelle missioni umanitarie e di pace in giro per il mondo, dalla Somalia all'Eritrea. Ma Brombin sogna un ritorno alle origini: "Noi vogliamo solo difendere un corpo militare che in quanto a tradizioni ci viene invidiato dal mondo intero, mentre in Italia qualcuno ci vuole dimenticare -- afferma Brombin - Gli alpini dovrebbero essere quasi tutti nati al Nord. Per quanto riguarda le missioni, mi piacerebbe venissero impiegati nella protezione civile e nella tutela dell'ambiente. E vorrei vedere anche delle donne con la penna nera sul cappello".
E boccia senza appello il recente raduno di Catania: "Erano 150.000, un flop: al Nord di solito partecipano almeno 400.000 persone. Ma del resto e' un'iniziativa strampalata: come fare un raduno di marinai sul monte Cimone".
Domenica, dunque, tutte le penne nere del Nord sono invitate a Lecco per questo contro-raduno che si preannuncia molto polemico. "No, sara' solo una bella festa: alle 9 c'e' la messa alpina, poi la fanfara, un grande pranzo all'aria aperta e poi musica e sfilate fino a sera. E, per carita', nessun vessillo di partito, nemmeno quelli della Lega".
Ma come, non siete leghisti? "Io non mi interesso di politica, pero' siamo vicini a tutti quei movimenti che si battono per le identita' e le radici del territorio, come la Lega, ma ai nostri iscritti (3.800) non chiediamo la tessera di partito".
(18 MAGGIO 2002; ORE 15:45)
Interessante editoriale del giornale "L'Alpino"
Che fare della Bandiera?
Il 25 luglio di cinque anni fa un parlamentare della Repubblica, oggi ministro, pronuncio' frasi che i magistrati rubricarono come "vilipendio della Bandiera italiana".
In primo grado il parlamentare venne condannato a un anno e quattro mesi.
Il parlamentare fece ricorso ma il processo di appello non ci sara': la Giunta per le autorizzazioni a procedere ha proposto alla Camera di archiviare il caso, ritenendo che rientra nelle prerogative di un parlamentare dire cio' che ritiene piu' opportuno.
Noi pero' non intendiamo archiviare il caso e indirizziamo all'onorevole, oggi ministro, questa lettera aperta:
Signor ministro
forse non spetta a noi stabilire se rientrasse nei suoi diritti, in relazione alla carica pubblica ricoperta cinque anni fa, dire pubblicamente parole tanto triviali nei confronti della nostra Bandiera.
Certo e' che nel processo di primo grado che seguì, lei venne condannato per vilipendio della Bandiera.
Forse non spetta a noi giudicare il divieto a procedere nei suoi confronti in secondo grado, recentemente pronunciato dalla Giunta della Camera dei Deputati.
Certo e' triste constatare che per la Giunta della Camera, affermare di "pulirsi il Écon la Bandiera" rientra "nell'insindacabilita' dell'espressione del proprio pensiero di cui godono i parlamentari della Repubblica".
Spetta pero' a noi alpini, nell'assordante silenzio di tanti, ricordarle che dovrebbe presentare le sue scuse alle Forze Armate, non foss'altro perche' la loro Bandiera ha ricoperto centinaia di migliaia di Caduti, sacrificatisi anche per garantire (purtroppo!) la liberta' di offenderla.
Non solo. Le sue scuse dovrebbero andare anche a quei cittadini che hanno svolto e svolgono il loro dovere militare sotto quella stessa Bandiera - pur conoscendo la scarsa considerazione in cui li tiene la classe politica cui lei stesso appartiene - orgogliosi di essere strenui difensori di quei sentimenti che le sue infelici parole volevano irridere.
Le sue scuse dovrebbero essere fatte a tutti i reduci, che hanno compiuto il loro dovere verso l'Italia rappresentata dalla Bandiera, e poi anche alle migliaia di vedove e di orfani di guerra, che hanno pianto e piangono ancor oggi chi non e' tornato, per essersi sacrificato per quella Bandiera.
E, infine ma non certo per ultime, le scuse dovrebbero essere fatte al presidente della Repubblica, custode del Tricolore nel quale si riconoscono tutti gli italiani, governati e governanti.
Accompagna queste righe una fotografia: e' quella di un alpino in armi che porta un'urna con i resti di un Caduto, uno delle migliaia di Caduti.
A questo giovane, deposta nella tomba l'urna, cosa suggerisce di fare della Bandiera che l'avvolgeva?
A lei, signor ministro,
l'ultima parola.
Mai tardi!
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