LA BATTAGLIA DI ADUA DEL 1° MARZO 1896
PROTAGONISTA IL DIRETTORE DELLA
“RIVISTA MILITARE”
DEFERITO AL TRIBUNALE MILITARE

I GENERALI
BALDISSERA E BARATIERI
A CONFRONTO


Francesco Crispi

Oreste Baratieri

Antonio Baldissera



ORESTE BARATIERI

Oreste Baratieri
Oreste Baratieri
Francesco Crispi
Francesco Crispi
Oreste Baratieri
Oreste Baratieri
Oreste Baratieri
Oreste Baratieri

Il generale Baldissera venne segretamente designato dal Presidente Crispi a sostituire il generale Baratieri poco prima di ADUA e, dopo essere tornato in Italia, sbarcò in ERITREA qualche giorno dopo la sconfitta subita dalle truppe italiane il 1 marzo 1896.
Baldissera venne nominato comandante dell’ERITREA nel 1888-89, mentre Baratieri venne nominato a quell’incarico quattro anni dopo, nel 1892. Perciò il ritorno di Baldissera improvviso venne interpretato da Baratieri come una sua bocciatura, spingendolo verso la sciagura di ADUA.
Baldissera in precedenza si era distinto occupando ASMARA e CHEREN, reclutando truppe coloniali e dando saldo assetto alla colonia.
Nel 1894 Baratieri aveva ottenuto un bel successo con l’occupazione di CASSALA e nel 1895 con le battaglie di COATIT e SENAFE’.
Nel tentativo di estendere le frontiere della colonia verso il TIGRE’ e poi nel cuore dell’ ETIOPIA, si trovò coinvolto in un pericoloso conflitto con il negus Menelik senza avere a disposizione mezzi sufficienti.
Dopo la perdita dell’ AMBA ALAGI e di MACALLE’ Baratieri cercò di temporeggiare di fronte alle soverchianti forze abissine, ma le insistenze di Crispi, il timore di essere sostituito, l’impazienza degli altri generali, con alcuni dei quali, come l’Arimondi, si era messo in urto, lo indussero ad attaccare prematuramente ad ADUA subendo una gravissima sconfitta il 1 marzo 1896.
Deferito dopo l’arrivo del generale Baldissera a un tribunale militare, fu assolto e si ritirò a vita privata, pubblicando sulla RIVISTA MILITARE con grande precisione tutte le operazioni compiute in ERITREA.
Baldissera, per quanto possibile, cercò di salvare la situazione, con prudenza ed energia, riordinò le truppe, arrestò l’offensiva di Menelik e seppe negoziare una pace onorevole.
Divenne senatore dal 1904.





Articoli di Oreste Baratieri pubblicati sulla Rivista Militare:




Tratto da: beniculturali.ilc.cnr.it
Istituto: MUSEO STORICO IN TRENTO

Oreste Baratieri (Condino, 13 novembre 1841 - Vipiteno, 7 agosto 1901), va a Milano nel 1859 e si arruola con i Mille; partecipa a tutte le spedizioni del 1860 in Sicilia e nell'Italia meridionale, raggiunge il grado di capitano e viene decorato con medaglia d'argento al valore militare. Entrato nel regio esercito il 4 maggio 1862 e sposatosi il 3 gennaio 1867 con Lidia Ceracchini, nel 1875 fa parte di una spedizione scientifica in Tunisia, invitato dalla Società geografica italiana poi, con il grado di colonnello, prende parte alle campagne d'Africa in Eritrea del 1887-88, 1890 e 1891. Nel 1876 viene eletto deputato e rappresenta i collegi di Breno e di Brescia per sette legislature. Nel 1891 ottiene il comando di tutte le truppe in Africa ed è nominato governatore della colonia Eritrea in Africa. Dopo la sconfitta di Adua del 1 marzo 1896 e il processo (per omissioni, negligenze, e abbandono del comando, accuse dal quale è assolto) è collocato a riposo. Si ritira prima ad Arco e poi a Venezia, dove si dedica alla stesura delle Memorie d'Africa e, per diversi anni, assume la direzione della "Rivista militare italiana". La parte più consistente dell'archivio di Oreste Baratieri si trova presso l'Archivio di Stato di Venezia. Essa venne depositata, in accordo con i familiari, dall'amico Luigi Sicher dop un riordino fatto da Riccardo Predelli, e consegnato al unzionario dell'istituto archivistico Giuseppe Giomo il 21 settembre 1900. Si tratta di 13 buste (1860-1896), di corrispondenza e carte personali, di interesse politico, militare e privato, con particolare riguardo all'attività da lui svolta in Africa. Il materiale conservato era diviso in 17 serie e, all'interno, in fascicoli cronologici. Nel 1903 la figlia ritirò dall'archivio, in virtù di accordi presi al momento del deposito, i documenti e gli atti che riteneva di carattere strettamente personale (precisamente le serie 11, 12, 15, 17). Si può supporre che alcuni fascicoli appartenenti alla serie 11 siano stati poi consegnati al Museo Storico in Trento. L'archivio è stato dichiarato di notevole interesse storico locale secondo la legge provinciale 14/02/1992, n. 11, art. 18, deliberazione della Giunta provinciale di Trento, 22 ottobre 1993, n. 14971. Il materiale è in buono stato di conservazione. Il fondo conservato presso il Museo storico in Trento è stato versato dagli eredi all'allora Museo trentino del Risorgimento e della lotta per la libertà negli anni Trenta. Altri versamenti sono stati effettuati nel 1933 (n. inv. 4238), nel 1938 (n. inv. 6669), negli anni Sessanta. Il nucleo centrale del fondo è costituito dal carteggio personale di Oreste Baratieri e dalle sue memorie. Si tratta di corrispondenza e diario, in particolare sulle prime campagne d'Africa. La corrispondenza comprende il carteggio personale con corrispondenti vari (1896-1901), il carteggio familiare con la moglie, i figli, e in particolare con la nipote Maria. Sono conservate anche lettere originali scritte dallo stesso Baratieri ed inviate ad amici (conte Francesco Martini, Alfonso Ciolli, Geremia Bonomelli vescovo di Cremona), e corrispondenza a Luisa Baratieri e Maria Conzatti Baratieri dopo la morte di O. Baratieri, in sua memoria (1935-1936). Il diario, manoscritto su 6 quaderni, riguarda le prime spedizioni in Africa (1887-1888). Il fondo conserva anche un piccolo erbario dell'Africa (1891), una raccolta di giornali e ritagli di stampa in memoria di Oreste Baratieri e le trascrizioni dattiloscritte utilizzate per la stesura di una pubblicazione. Il fondo non è articolato in serie. E' corredato da un inventario sommario, trascrizioni del carteggio ed elenchi dei corrispondenti. Il fondo si integra con l'archivio Baratieri depositato presso l'Archivio di Stato di Venezia. E' consultabile secondo la normativa vigente.

Nota bibliografica: Rizzi Bice (a cura di), Carteggio di Oreste Baratieri: 1887-1901, Trento 1936;Calì Vincenzo, Marchesoni Patrizia, Pontalti Nicoletta (a cura di), Guida generale agli archivi del Museo del Risorgimento e della lotta per la libertà di Trento, Trento, Temi, 1985;Da Mosto A., L'Archivio di Stato di Venezia, II, pp. 245;Zago F., Le carte di Oreste Baratieri, in Rassegna storica del Risorgimento, LXXIV (1987), pp. 336-346;Gherardo P., La battaglia di Adua e il generale Baratieri, in rivista delle colonie italiane a cura del ministero delle colonie, anno VII, numero 6, giugno 1933 - XI, Bologna, L. Cappelli, pp. 445;Baratieri Oreste, Pagine d'Africa (1875-1901) a cura di Nicola Labanca,Trento, Museo del Risorgimento e della Lotta per la Libertà, 1994.

Compilatore: Marchesoni Patrizia 04/2004.



Oreste Baratieri
Condino, 12 novembre 1841 – Vipiteno, 8 aprile 1901
Generale e politico italiano.

Nato col nome di Baratter, decise di italianizzarlo prima in Barattieri e poi in Baratieri. Nel 1860 si unì ai Mille di Giuseppe Garibaldi e partecipò con successo alla presa di Capua. Ancora affiliato delle "camicie rosse" dal 1860 al 1866, prende parte alla sfortunata battaglia di Mentana del 1867 contro l'esercito francese e nel 1872 abbraccia la vita militare, dove otterrà il ruolo di capitano.
Eletto deputato per la Destra storica a Breno, in provincia di Brescia, Baratieri confermerà il suo seggio per sei legislature. Nominato colonnello a Cremona nel 1886, il 18 febbraio 1892 viene designato dal re Umberto I d'Italia governatore della colonia eritrea e comandante in capo delle truppe col grado di maggior generale e poi di generale comandante.
Obbligato dal governo ad invadere l'Etiopia, inizia ad annettere Kassala (Sudan) il 17 luglio 1894, attacca il ras Mangascià a Coatit il 13 gennaio 1895, prepara l'occupazione del Tigrè ed occupa Aksum e Adua.
Venne intimorito dall'eccidio di un reparto italiano di 2500 uomini compiuto sull'Amba Alagi il 3 dicembre del 1895 e per questo presentò le dimissioni, ma fu costretto dal primo ministro Francesco Crispi (che non intendeva rinunciare alla sua politica colonialista) a prendere le armi contro gli africani, nonostante essi fossero in netta superiorità numerica e logistica: a differenza di quanto pensava Crispi, infatti, gli etiopi erano dotati non solo di lance e frecce, ma anche di moderni fucili.
L'attacco quasi all'arma bianca operato dal nolente Baratieri si concluse il 1º marzo 1896 con la battaglia di Adua, una delle disfatte più tremende della storia d'Italia. Sottoposto ad un umiliante processo per la sua scarsa tenuta militare, il generale risultò prosciolto da ogni accusa, ma venne collocato a riposo e abbandonò la carriera militare. Negli ultimi tempi della sua vita soggiornò ad Arco, ma morì improvvisamente a Vipiteno, dove si era recato a visitare dei parenti.




La battaglia di Adua nelle prime notizie, dispacci, telegrammi, relazioni, inchieste e
negli scritti editi dai miltari italiani superstiti
Gian Carlo Stella 1996




C. Rossetti, “Quaranta lettere inedite di Oreste Baratieri ad Antonio Cecchi”,
in: Gli Annali dell’Africa italiana, III, 1940, pp. 349-375




ANTONIO BALDISSERA

1936 L’IMPERO
1936 L’IMPERO
1936 L’IMPERO
1936 L’IMPERO
1936 L’IMPERO
1936 L’IMPERO
1936 L’IMPERO


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