Le "CINQUE FINESTRE" di Francesco Badoer
1a finestra
Correva l’A.D. 1957, il 12° corso era al 2° anno di Accademia Militare. In quell’anno insegnava Analisi Matematica II il professore Pignedoli, esperto oratore, oltre che grande matematico e maestro di vita. Nel mese di aprile durante una lezione della sua materia disse agli allievi della 5a e della 6a Compagnia la seguente frase:
“Studiare è il piacere di ritrovare ciò che si è già capito.”
Lì per lì la frase mi piacque e per alcuni mesi ne feci tesoro.
Ma procedendo poi negli studi, mi accorsi che non era vero, perché si studia per capire e a ritrovare ciò che si è già capito non porta ad alcun piacere.
Non sempre poi le materie sono come la matematica o la fisica o altre materie scientifiche, per conoscerle si devono prima capire.
Ci sono altre materie invece come il diritto che richiedono studio profondo e la ripetizione fino alla nausea di formulette, di articoli di legge, l’acculturazione di dottrine, che poi spesso e volentieri variano nel tempo, per adattarsi alle diverse idee politiche. Infatti sono giunto alla convinzione che cambiando la formazione o le idee politiche di un governo, cambia anche il diritto e ciò che si è studiato fino a quel momento decade e non serve più a nulla. Anche la giurisprudenza spesso è volentieri il frutto del modo di pensare di un giudice, della sua esperienza, delle sue conoscenze dottrinali, della sua competenza o della sua applicazione allo studio delle relative materie.

2a finestra
La mia vita militare ai reparti dura relativamente poco: dal 1° ottobre 1959 al 9 giugno 1967, praticamente 7 anni e poco più di otto mesi e anche questi interrotti dalla frequenza del corso tecnico applicativo di Cesano di Roma (20 febbraio 1960 – 25 aprile 1960) corso sci (28 aprile 1960 – 5 giugno 1960) corso roccia e ghiaccio (20 agosto 1960 – 4 ottobre 1960) e cinque mesi di malattia(pleurite - ospedale dal 10/10/1963 al 1° dicembre 1963, convalescenza dal 1° dicembre 1963 al 28 febbraio 1964).
Potrei raccontare delle diverse ascensioni:
al Monte Pelmo, al Monte Civetta, alla Marmolada, all’Antelao, al Monte Nero.
Allego una fotografia sul Pelmo, due ai piedi del Monte Civetta.

 

Preferisco soffermarmi sull’anno 1962 quando venni inserito nei quadri di avanzamento e nell’aprile del 1963 promosso capitano con decorrenza 31/12/1962.
Ebbene a febbraio di quell’anno, pur essendo vice-comandante di compagnia, mi trovai a comandare il reparto salmerie della compagnia. Il motivo era che a quei tempi i muli contavano più degli alpini, perché la mentalità dei comandanti era ancora ferma alla 1a guerra mondiale 1915-1918.

 
Nel 1975 il reparto muli verrà soppresso dagli organici della compagnia e delle batterie alpine e sostituito da tecnologie più moderne.
Da non dimenticare che l’anno prima (1961) avevo comandato la compagnia in sede vacante per 3 mesi fino all’arrivo del nuovo capitano.
 
3a finestra
Nel 1963 venivo trasferito ad altro reparto.
Avendo io chiesto di essere assegnato all’8° Rgt, passai invece, a seguito della promozione a capitano, dal 7° Reggimento alpino all’11° Reggimento alpini d’arresto, prima chiamato fanteria di frontiera e anche alpini da posizione. Come si sa andai a sostituire un capitano, che colà veniva trasferito, ma che avendo raccomandazioni altolocate finì ad un reparto più ambito. Io invece finii a Paluzza e dopo malattia a Stazione per la Carnia, paese di cinquanta abitanti. Da quel momento venivo trasformato in un topo e costretto a girare nelle fortificazioni fatte costruire nel 1938-1939, a difesa di una probabile invasione dall’Austria.
Anche per altri motivi cominciò a maturare in me la volontà di lasciare l’esercito e trovarmi un altro lavoro. Così nell’agosto del 1965 presentai le dimissioni. Queste finirono in un cassetto e lì vi rimasero.
Nel gennaio 1966 venni trasferito ad altro reparto, sempre nell’ambito dello stesso reggimento. La località si chiamava, anzi si chiama, perché ancora esiste, Ugovizza, a pochi chilometri da dove abito ora.
Nella caserma erano di stanza due compagnie: una dell’8° Reggimento Alpini, l’altra dell’11° Reggimento Alpini d’arresto. Era chiamata anche la tana dei “Lupi” e a tal uopo era stata coniata una medaglia.
Mi aspettava il comando di caserma , il comando di Compagnia e il comando di presidio.
Da quando arrivai, la mia convinzione di uscire dall’esercito si fece sempre più forte.
Mi era stata fatta la proposta di far domanda per la scuola di guerra. Declinai l’offerta anche se chi me la proponeva, aveva iniziato ad assegnarmi compiti per prepararmi.
Io presentai nuovamente le dimissioni e finalmente, il 9 giugno 1967, lasciai l’esercito e mi trasferii a Trieste.

4a finestra
Dal giugno del 1967 inizia la mia vita di studio, o meglio continua la mia vita di studio.
In quegli otto anni di servizio ai reparti avevo sostenuto e superato tredici esami presso la facoltà di economia e commercio di Trieste. Se vogliamo, sono pochi, ma se teniamo conto che spesso e volentieri non potevo recarmi a Trieste, perché a gennaio e a febbraio c’era il campo invernale, a giugno-luglio il campo estivo, e a ottobre iniziava il 2° ciclo di addestramento, dovevo accontentarmi di trovare l’occasione opportuna, quando possibile, per correre a Trieste.
A giugno del 1968 avevo fatto già i dodici esami mancanti, di cui due a giugno del 1967, cinque a ottobre del 1967, tre a febbraio del 1968 e due a giugno del 1968. A novembre discutevo la tesi e due tesine e mi laureavo in economia e commercio.
Mi iscrissi nuovamente all’università, questa volta a Padova, in scienze statistiche e demografiche e nel marzo 1970 ottenevo il mio nuovo titolo universitario.
Nel frattempo avevo superato a Trieste l’esame di abilitazione alla professione di commercialista e l’esame di abilitazione all’insegnamento di materie giuridiche ed economiche.
Ma per non perdere tempo avevo iniziato a fare concorsi. Il primo che vinsi, fu quello di vice-ispettore di dogana per il personale che aveva conoscenza della lingua tedesca e il 15 luglio 1970 fui assegnato alla dogana di Innichen (San Candido).
Partii da Padova con trenta gradi di temperatura all’ombra e mi trovai nella notte con due gradi sottozero a S.Candido.
Il 2° concorso vinto fu quello di vice-ragionere che mi riportò a Venezia presso la Ragioneria Provinciale dello Stato il 20 febbraio 1971. Ma il 20 marzo 1971 con la vincita del concorso a segretario comunale fui assegnato a Malborghetto, comune in cui si trova la frazione di Ugovizza, da cui ero partito quando avevo lasciato l’esercito.
Non annoio oltre coi miei studi e ne cito solo alcuni: laurea in scienze politiche a Padova, concorso a segretario generale, corsi di perfezionamento, convegni di studio in materia amministrativa ecc.

5a finestra
Con la 5a ed ultima finestra ritorno all’esercito per raccontare la mia esperienza in questo campo.
Nel 1978 venni richiamato al Battaglione Val Chiese in Vipiteno col grado di maggiore per un periodo di 45 giorni di servizio, al fine di essere promosso tenente colonnello.
Partii da Tarvisio il 23/5/1978 e dovetti pernottare a Bolzano a causa dello sciopero dei treni. Alla mattina del 24/5/1978 giunsi a Vipiteno. Conoscevo abbastanza bene Vipiteno per avere nel 1961 e nel 1962 fatto qualche mese in servizio d’ordine nelle centrali e lungo la ferrovia durante il periodo degli atti terroristici in Alto Adige e poi ancora due mesi di servizio nel 1970, essendo stato distaccato dalla dogana di San Candido a quella del Brennero.
L’impatto che non mi piacque fu quello della situazione trovata nella caserma.
La situazione non era certo migliorata rispetto a 11 anni prima, anche se tra il 1975 e il 1978 avevano fatto i nuovi regolamenti, compreso quello di disciplina, da dove spariva l’obbedienza cieca e assoluta dovuta al superiore.
Passando avanti negli anni, la 2a esperienza riguarda il servizio militare dei miei due figli (gemelli) tra l’8 novembre 1994 ed il 29 ottobre 1995.
Arruolati nel 3° Artiglieria da montagna della Brigata Julia, di stanza a Tolmezzo, sono rimasti a Tolmezzo per pochi giorni, forse due mesi, hanno fatto di tutto fuorché l’artigliere da montagna, o il cosiddetto “stingherista” che era la qualifica a loro attribuita e per cui avevano frequentato un corso di quaranta giorni a Sabaudia.

 




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