Polizia dell'Africa Italiana PAI
(1936-1945)

Polizia dell'Africa Italiana PAI

Nel 1936, nel quadro delle iniziative rivolte a conferire un assetto organico ai territori delle Colonie in Africa, vengono riorganizzate le forze di polizia già operanti.
I compiti attribuiti nel territorio nazionale alla Pubblica Sicurezza ed alle "specialità" della Milizia sono affidati interamente alla Polizia dell'Africa Italiana (P.A.I.), nuovo Corpo alle dipendenze del Ministero dell'Africa Italiana.
Costituita da agenti nazionali ed indigeni (ascari), la P.A.I. è dislocata nelle Questure africane dalle quali dipendono i servizi delle "specialità". Durante la Seconda guerra mondiale, concorre alle operazioni belliche come unità combattente con altri Corpi Armati. Dopo l'8 settembre 1943, la P.A.I. si unisce con altre Forze italiane alla difesa di Roma contro truppe tedesche. Il comandante del Corpo, generale Maraffa, al vertice delle forze di polizia di "Roma Città Aperta", viene arrestato e deportato a Dachau dove muore nel dicembre successivo.
Nel 1945 la P.A.I. è soppressa ed il personale transita nel neocostituito Corpo delle Guardie di P.S.

Polizia dell'Africa Italiana PAI Polizia dell'Africa Italiana PAI

Il Corpo di Polizia Coloniale, poi Polizia dell'Africa Italiana (o PAI), fu istituito nel 1936 a seguito di una riorganizzazione dei reparti di pubblica sicurezza operanti nel territorio della Libia, a presidio del governatorato italiano in Etiopia e delle colonie dell'AOI (Africa Orientale Italiana). Il nuovo corpo era alle dirette dipendenze del Ministero delle Colonie, poi rinominato in Ministero dell'Africa Italiana (allora retto da Alessandro Lessona), ed era questo il primo caso in Italia di una forza armata dipendente da un ministero civile.
Con il regio decreto 10 Giugno 1937, n. 1211, fu emanato il suo regolamento organico, per il quale era un corpo civile militarmente organizzato e facente parte delle forze armate dello stato, con funzioni di polizia politica, polizia giudiziaria, polizia amministrativa.
La forza si componeva di agenti italiani ed áscari arruolati in loco, e si trovava dislocata sul territorio africano agli ordini delle questure delle città più grosse come Tripoli, Bengasi, Asmara, Addis Abeba, Mogadiscio, Gondar, o accasermata in piccoli commissariati. La scuola di addestramento aveva sede a Tivoli.
Durante i combattimenti della seconda guerra mondiale affiancò reparti dell'esercito e fu unità combattente. Per il presidio della via litoranea libica, allo scoppio del conflitto furono inviate 2 compagnie su motocicli e una su autoblindo, assegnate in forza al Reparto Esplorante del CAM (Corpo armato di manovra) come Battaglione "Romolo Gessi", ma ebbero poca fortuna poiché dopo un immediato attacco nemico, molti mezzi furono colpiti per errore da fuoco amico dell'aviazione tedesca. Il battaglione riparò in Tripolitania e fu convertito in compagnia mista. Diversi reparti parteciparono a diverse azioni belliche, a Tripoli, Bengasi, Barce, ma sono scarsi i dettagli pervenuti circa l'effettivo impiego.
Dopo l'armistizio di Cassibile, la sera dell'8 settembre 1943 la PAI partecipò alla difesa di Roma ingaggiando il primo conflitto con i tedeschi a Mezzocammino, località nei pressi di Castelfusano, insieme a truppe dei Carabinieri, in ausilio ad un presidio di Granatieri di Sardegna. Dall'altra parte di Roma, contemporaneamente, alcune truppe proteggevano nella fuga lungo la via Tiburtina il Re ed il primo ministro Badoglio, e terminata questa scorta si radunarono in direzione della Laurentina. Il 9 settembre la PAI, insieme a Bersaglieri ed allievi carabinieri, ottenne qualche risultato alla Magliana, costringendo forse tedesche a retrocedere temporaneamente, ma dopo poche ore dovettero ripiegare in direzione del Forte Ostiense, poi sanguinosamente espugnato dai tedeschi che giunsero sino alla Montagnola, caposaldo del 1° Granatieri.
Il comandante e fondatore della PAI, gen. Marraffa, come il capo della Polizia Senise, fu catturato dai nazisti e deportato al campo di concentramento di Dachau, ove morì.
Nei territori settentrionali, vi fu un tentativo di riorganizzazione, con l'apertura della scuola di Busto Arsizio nell'autunno del 1943, ma in seguito fu assorbita dal Corpo di Polizia Repubblicana della Repubblica Sociale Italiana, e soprattutto dalla sua Guardia Nazionale Repubblicana.
Venne soppressa nel 1945 poco dopo la fine della guerra.

Polizia dell'Africa Italiana PAI

ALESSANDRO LESSONA 1881-1991

Dopo un lungo periodo da sottosegretario (1929-1936), è chiamato a dirigere il dicastero alle Colonie o Ministero dell’Africa Italiana al momento della conquista etiopica e della proclamazione dell’Impero. Istituisce (1936) una nuova forza armata, il "Corpo della polizia coloniale", in seguito (1939) ribattezzato "Corpo di Polizia dell’Africa Italiana” o PAI, che non risponde al ministro dell’interno pur avendone tutti i crismi. E’ sua la spinta alla colonizzazione demografica della Libia, che viene realizzata da Luigi Razza nel 1932 e soprattutto da Italo Balbo nel 1938. Le sue direttive lo mostrano rigido difensore delle decisioni di Mussolini di cui condivide - e spesso amplia - impostazione e brutalità. Oltre ai metodi spicci del dopo conquista avversa l'eventualità di ricorrere, per l'amministrazione della colonia, a una forma di governo ispirata all'indirect rule britannico, o dominions, ventilata da Badoglio e Graziani. Lessona si batte per una riorganizzazione dell'assetto politico-territoriale delle terre dell'Impero da porre sotto dominio diretto italiano con esautorazione delle autorità religiose e tribali. Il coinvolgimento anche personale, che costituirà la sua fine, lo porta a nominare come Governatori su cinque due suoi cugini Alessandro Pirzio Biroli e Vincenzo De Feo. Il sospetto è che "attraverso i governatori” e la parentela che ha in AOI stia costruendo un vero e proprio feudo personale. Sospetti che, irrobustiti da rapporti dei carabinieri, inducono Mussolini a rimuovere Lessona dal dicastero il 19 novembre 1938. Non sarà più chiamato a ricoprire alcun incarico.



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