PARMA ALPINA
L’Alpino Antonio Valsecchi

Nel 1911 alla Campagna di Libia parteciparono anche 10 battaglioni alpini. Nella “Ridotta Lombardia” il battaglione “Edolo”, circondato da ogni lato, si difende strenuamente.
L’Alpino Antonio Valsecchi, nel furore della lotta, lancia un macigno contro i nemici: lo scultore Emilio Bisi lo immortala nei tre monumenti di Milano, Merano, Edolo.

PRESENTAZIONE

Nel maggio 2005, per l’Adunata Nazionale, tanti Alpini arriveranno a Parma.
Cosa farà per loro la città, oltre ad accoglierli come grandi amici?

Questa città, che per altri aspetti, sia positivi che negativi, ha già stupito il mondo, ha tanto bisogno di “Verità”.
Basta con le falsità, la retorica e la propaganda, che per anni hanno nascosto le cose; in questo nostro caso è ancora tenuta nascosta al mondo (vedi le tante enciclopedie in tutte le lingue) la vera origine degli Alpini; le favole che si continuano a raccontare in merito stanno coinvolgendo la credibilità degli storici italiani .

Diciamola questa verità: il vero ideatore e fondatore degli Alpini è il colonnello Agostino Ricci, insegnante alla Scuola di Guerra; il capitano Domenico Perrucchetti, suo allievo, fu l’usurpatore che copiò in modo dilettantesco il progetto del maestro e lo spacciò per suo.

E diciamo che, durante il “ventennio”, l’ANA (caduta nella trappola) ha preso un grosso abbaglio storico nel difendere a spada tratta Perrucchetti, nonostante che la “Rivista Militare” dell’Esercito avesse attribuito il merito a Ricci.
E’ stato un infelice atto di prepotenza quello dell’ANA, come quello di chiamare gli Alpini “Decimo Reggimento” col simbolo del fascismo nello stemma e tante altre amenità organizzative, come quelle di cambiare nomi di “gruppi” e “sezioni” con “compagnie” e “battaglioni”.

Questo CD della rivista “Collezioni f”, sotto la propria responsabilità e con la piena consapevolezza delle possibili pubbliche conseguenze, presenta agli amici Alpini che sono venuti a sfilare a Parma:



Per il problematico futuro degli Alpini il CD presenta gli interventi, al recente convegno della “Rivista Militare”, dei Presidenti ANA, cedente e subentrante.

Pier Giorgio Franzosi



PARMA PER TRE GIORNI CAPITALE
DEL MONDO DEGLI ALPINI

La sezione di Parma dell’ANA (Associazione Nazionale Alpini), col suo Presidente Maurizio Astorri, ha ottenuto l’ambita assegnazione dell’Adunata Nazionale del 2005, sognata da tanto tempo. Tante belle e nobili città d’Italia si sono contese il privilegio di ospitare gli alpini, per assaporare tre giorni di aria pulita, di nobili sentimenti, di vigoria sana, di culto per le tradizioni e di amore per la Patria. Ha vinto Parma.

Ogni volta si rinnovano le espressioni di sincera ammirazione per questi soldati della montagna, che arrivano dai luoghi più disparati per la gioia di ritrovarsi, abbracciarsi e sfilare compostamente per ore e ore. L’ Adunata Nazionale non significa soltanto la “sfilata” che chiude la manifestazione. Il vero significato della presenza di tanti alpini lo si comprende il giorno prima, e per tutta la notte, quando alpini e cittadini si incontrano, si amalgamano e ognuno trasmette agli altri il proprio calore, fatto di note di fanfare, di canti corali e, perché no?, di buon vino.

Per chi é completamente digiuno di tutto ciò che la “naja alpina” ha significato nella storia del Paese, visto che non é da escludere che un loro figlio o figlia scelgano di indossare il cappello alpino, un consiglio di cuore: vivete questa adunata per comprendere cosa sia l’”alpinità” con lo spirito giusto, immergendovi totalmente per tre giorni a Parma nello spettacolare mondo alpino.

Ora gli alpini parmigiani devono dimostrare di meritare il riconoscimento ricevuto, organizzando una Adunata “storica”, per accogliere degnamente le centinaia di migliaia di alpini, molti con le loro famiglie, che arriveranno per la grande festa.

Devono trovare alloggi, preparare manifestazioni, incontri, cerimonie, riunioni, concerti tanti concerti, cori tanti cori, (speriamo si ricordino di Verdi), spettacoli, mostre, varie iniziative per far ricordare Parma, capitale orgogliosa della sua storia.

Devono preparare una grande sfilata nella città imbandierata e accogliente, organizzare il ricevimento e la sistemazione, la partenza rapida e sicura, l’instradamento razionale con opportuna segnaletica, risolvere i problemi di sanità, igiene e di traffico.

Tutti gli ospiti dovranno ricordare Parma non come “parmalat”, ma come la capitale di Maria Luigia, di Verdi, di Toscanini e di tanti grandi artisti, Parma come Autority alimentare europea, di nome e di fatto a tavola.

Gli alpini arriveranno dall’Italia e dall’estero, con rappresentanze da tutti i Paesi, ci saranno anche le giovani ragazze alpine, stupite da questo inaspettato mondo e fiere della loro divisa. Sarà una grande festa con tanta allegria, musica, canti e “spirito alpino”.

Le cifre parlano chiaro: l’ANA, con tutti i suoi iscritti regolarmente dotati di cappello alpino, supera di tre volte l’organico dell’esercito italiano. Da cent’anni questo fenomeno continua a crescere, ad onta del diminuito gettito delle nuove leve. C’é evidentemente qualcosa di grande che tiene legati tanti soldati della montagna, dopo il servizio militare.

I Gruppi e le Sezioni dell’ANA sono i centri nodali di una gigantesca ragnatela che abbraccia l’Italia e i Paesi dove si trovano i tanti alpini emigrati: nessuno sfugge. Il vecchio generale accanto al giovane appena congedato, i comandanti dei battaglioni e reggimenti disciolti coi loro vecchi alpini, i reduci di Nikolajewka tra la curiosità delle giovani alpine. Si ritrovano nelle periodiche “cene”, dove i ricordi e i canti non finiscono mai.

Ogni tanto il solito sprovveduto cede alla tentazione di parlare il “politichese”, pensando alla forza elettorale che un simile organismo esprime. Ci hanno provato e ci stanno ancora provando con ampolle d’acqua e altri riti: ma lo spirito alpino é così forte e ben radicato da respingere decisamente, al primo insorgere, ogni speculazione politica.


Pier Giorgio Franzosi



LE DIFFERENZE TRA “CORPO DEGLI ALPINI” E “ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI”


  1. Il “Corpo degli Alpini”, nato nel 1872, ha dato vita a pagine di storia tra le più brillanti e significative delle nostre tradizioni militari.

    L’ANA, nata nel 1919, é una Associazione privata in parte finanziata dallo Stato, ( legata al potere politico nel ventennio fascista, come risulta evidente dal distintivo nazionale qui pubblicato), con conseguenze che ancora oggi si pagano sul piano della storia.

    Tra Corpo degli Alpini e ANA ci sono 47 anni di differenza e una ben diversa origine per i due organismi, che si nota nel campo disciplinare, culturale, organizzativo e informativo.

    Per quanto riguarda le tradizioni e l’autorevolezza, non si possono fare paragoni.
    Eppure l’ANA tende in ogni campo a imporre la propria visione della “alpinità” e a impadronirsi delle “tradizioni”, senza riconoscere il primato spirituale e culturale dell’Esercito, tanto che nella pubblica opinione si tende a confondere il Corpo degli Alpini con l’ANA: errore da evitare, perchè si è trattato di una “usurpazione” dovuta sia alla prepotenza, sia alla colpevole mancata reazione dell’Esercito.

    Questa prepotenza è in contrasto con le norme della morale e del costume, per far vedere agli associati la forza e il potere di “presidenti”, “capi sezione” o “capi gruppo” nel dare ordini, fuori dai ranghi, a coloro che in servizio erano superiori gerarchici, ad ogni livello.

  2. Il “Corpo degli Alpini” ha una storia gloriosa di guerre combattute quando l’ANA ancora non esisteva, di spirito di corpo elevatissimo, di disciplina e senso del dovere in ogni circostanza.
    Non ha mai messo il “fascio” nel proprio stemma e non si è mai fatto irretire da altre suggestioni.

    Al contrario l’ANA recentemente ha fatto sfilare all’Adunata Nazionale, di fronte alle massime autorità dello Stato, gli alpini senza cappello in testa, come segno di disprezzo per la gerarchia, salvo poi protestare con parole di fuoco quando per la festa della Repubblica gli Alpini hanno sfilato con l’uniforme del contingente internazionale, col “berretto da montagna”.
    Inoltre ha inviato un gruppo di dimostranti a Roma, a circondare il Senato con cartelli e striscioni minacciosi, come dimostrano le foto.


    Simili comportamenti, squalificanti e inaccettabili per l’Esercito, non servono certamente ad far convivere in sintonia i due organismi, come in realtà inevitabilmente spesso avviene.

    La verità è che l’ANA ha guadagnato posizioni di forza con questa prepotente “usurpazione”, sfruttando a proprio beneficio la grande popolarità degli Alpini, mentre l’Esercito si è lasciato “usurpare” quei valori, che sono un grande patrimonio morale che appartiene al Corpo.

  3. Lo Stato Maggiore dell’Esercito, nel novembre 1896 (più di cento anni fa), riconobbe in Agostino Ricci l’ideatore delle Truppe Alpine, con un elogio pubblicato sulla “Rivista Militare”.

    In precedenza, il 25 settembre 1894, lo stesso Ricci ebbe a scrivere sulla stessa Rivista che fu lui l’deatore e l’organizzatore delle Truppe Alpine, rivendicandone la paternità.

    Poi durante il “ventennio”, l’ANA legata al potere politico volle dare arbitrariamente una sua versione sulla “paternità” attribuendola con enfasi a Perrucchetti , con una analisi storica completamente sbagliata.
    L’errore non é mai stato riconosciuto, dopo tutti i monumenti a Perrucchetti fatti costruire e l’imponente campagna di stampa condotta.
    Altro esempio di “prepotente usurpazione”.

    La sede dell’ANA era in origine orgogliosamente a Milano,
    mentre negli anni dal 1929 al 1946 venne trasferita a Roma: questo la dice lunga sui legami del “10° Reggimento” col potere politico per 17 anni, e spiega molte scelte, anche se gli alpini erano insensibili ai politici.

    In particolare, il grandioso monumento a Perrucchetti fatto costruire dall’ANA a Cassano d’Adda il 2/10/1932, col pieno appoggio del potere politico, diede l’avvio ad una delle operazioni di disinformazione collettiva più incredibile, radicata nelle menti e nella documentazione storica, tale da risultare inattaccabile anche dalla verità comprovata e più volte dimostrata con documenti.

    Ed ora ci si trova nella situazione in cui, capito il clamoroso falso storico, non si ha il coraggio di riconoscerlo e comunque si cerca di non rivelare la scomoda verità.


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