Noi alpini paracadutisti. Firmato, il Comandante
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Ivan Caruso, 2 agosto 2005
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Le parole che seguono sono state postate dal comandante del 4° reggimento alpini paracadutisti sul forum di Pagine di Difesa il 2 agosto. Per evitare di perderle (dopo un certo tempo i post sono cancellati dal server in automatico), ho deciso di pubblicarle sulla testata. Giovanni Bernardi
Egregi Signori,
sono il tenente colonnello Ivan Caruso, comandante del 4° reggimento alpini paracadutisti. Questa sera, navigando in Internet e digitando su un motore di ricerca la fatidica parola "Alpipar", sono capitato nel vostro forum e ho scoperto, con un misto di stupore e divertimento, che ci sono 76 messaggi, che vanno dal 28 maggio all'8 luglio 2005, di persone che si preoccupano delle nostre uniformi, della nostra caserma, del nostro nome, del nostro motto, dei nostri compiti, dei nostri equipaggiamenti, addirittura del comandante e della sua carriera.
Stupito perchè non credevo potessimo scatenare tanto interesse; divertito perchè, da profondo conoscitore di tutti i problemi sopra esposti, ho letto molte inesattezze. Inesattezze per la maggior parte dei casi dovute a una scarsa conoscenza dei problemi specifici; altre - lasciatemelo dire - dovute a una sana dose di malafede. Comincio con il signore che si preoccupa della penna bianca che non fa il suo mestiere e della sua fulgida carriera.
Sono militare di professione da 23 anni, ho servito alla compagnia alpini paracadutisti e ho chiesto di comandare il battaglione alpini paracadutisti "Monte Cervino". Per me essere alpino paracadutista è una scelta di vita. Potevo comandare per 365 giorni come fanno tanti, trascrivere a matricola la bella esperienza e andare avanti in un bel posticino vicino al sole. Ho chiesto invece di comandare due anni il battaglione e mi hanno detto di sì; poi ho avuto la fortuna di continuare comandando il reggimento per altri due anni e fanno quattro. Non potevano, i miei superiori, fare uomo più felice. Quindi lasciamo perdere la mia carriera. Quando non mi piacerà più essere un militare di professione, non sarò un depresso frustrato all'interno della organizzazione: cambierò semplicemente mestiere.
Non capisco perchè ci si appelli al regolamento quando si parla di uniformi - in particolare di baschi - e invece tutti vorrebbero cambiare il nome Ranger. Nel 1999, quando lo stato maggiore dell'Esercito decise che c'era bisogno di un reparto che potesse svolgere questa funzione, si decise per il nome Ranger. Potevano chiamarci Cacciatori delle Alpi, Esploratori, Frombolieri, eccetera. Hanno deciso - a torto o a ragione - per Ranger. E noi, da buoni militari, abbiamo eseguito e così conseguiamo la qualifica Ranger. Adesso però non veniteci a dire che Ranger non va più bene! E' come se una mattina venisse qualcuno sotto casa e vi dicesse: "Guardi che da oggi il suo cognome non è più Rossi, ma Verdi. Anzi, le abbiamo cambiato anche il nome sul campanello". Quindi il nome Ranger non lo abbiamo deciso noi, ma da buoni militari ci atteniamo a delle direttive, che ci piaccia o no.
Per quanto riguarda le nostre capacità operative, non è il caso di parlarne in questo forum per evidenti motivi di discrezione. Diciamo solo che da circa tre anni siamo sempre impegnati in tutte le operazioni fuori area e questo, assieme ai risultati operativi conseguiti, ci conforta sulle scelte addestrative che abbiamo fatto. Comunque in montagna ci sappiamo andare, eccome! Abbiamo più di 110 operatori che sono istruttori di sci e alpinismo e combattimento in montagna, più di qualsiasi altro reparto alpino. Siamo l'unico reggimento che è in grado di svolgere in proprio i corsi sci e alpinismo al pari del Centro di addestramento alpino.
Abbiamo appena concluso un corso alpinistico con 60 allievi a Corvara. Ma qualcuno dice che siamo poco Alpini. Anzi, che ci sentiamo poco alpini. L'anno scorso siamo saliti sul Monte Bianco, quest'anno faremo in tre giorni due 4.000: il Monte Rosa e il Monte Bianco. Ma non basta. Qualcuno dice ancora che ci sentiamo poco Alpini. Ci hanno detto che dobbiamo acquisire la qualifica Ranger. E allora mandiamo un sottufficiale negli Stati Uniti, acquisisce la qualifica Ranger, poi rimane e diventa - unico straniero - a qualificarsi istruttore ranger e insegna ai ranger americani come si diventa Ranger. L'allievo diventa istruttore dei suoi istruttori! Ma qualcuno dice che ci sentiamo diversi.
Non so quale sarà la decisione dei miei superiori per quanto riguarda la nuova sede del reggimento, se mai ce ne sarà una nuova. Certo è che a quel signore che cita, ad esempio, i ricercatori del Gran Sasso e della loro difficoltà di reperire alloggi, vorrei ricordare che questi ricercatori hanno comunque una certezza: non verrà mai chiesto loro di morire per il loro Paese, per la loro Patria. Non mi sembra un particolare da poco! E' questo che distingue la professione militare da tutte le altre, pur rispettabili e degne di ogni considerazione. Quindi il problema dell'alloggio mi sembra il minimo che si debba garantire a un militare professionista. Inutile ricordare, basta documentarsi, dei benefit di cui godono i nostri colleghi americani o inglesi e che hanno, loro sì, una esperienza di eserciti professionali ben più lunga della nostra.
Ho servito nell'esercito di leva, ho comandato gli alpini di leva e gli alpini paracadutisti di leva, ma vi dico senza timore di smentita che essi sono semplicemente dei dilettanti allo sbaraglio se paragonati ai Ranger del 4° reggimento alpini paracadutisti. Non per cattiveria, ma le cose da noi si fanno per scelta, in altri tempi si facevano con il ricatto della licenza o del permesso fine settimana. Credetemi non tornerei indietro per nulla al mondo. Le soddisfazioni professionali che ricevo quotidianamente dai miei dipendenti, mi fanno solo titubare del fatto di essere il loro degno comandante. La profondità d'animo, lo spessore morale e la loro forza d'animo sarebbero di esempio a molti.
Per quanto riguarda il basco, dormite sonni tranquilli. Indossiamo il cappello alpino quando previsto e il berretto norvegese con la tuta scbt in inverno, come è prescritto. E chi non si attiene ai regolamenti viene perseguito a norma di regolamento. E non faccio eccezioni. Per quanto riguarda la nostra posizione all'interno della galassia Esercito è quella decisa dalle superiori autorità. Una volta, 50 anni fa, eravamo dei plotoni all'interno delle brigate alpine, adesso siamo un reggimento supporto del comando Truppe Alpine. Noi non siamo né alpini, né paracadutisti. Siamo semplicemente alpini paracadutisti. Soli, unici nella loro doppia specialità e perciò diversi. Unico reggimento Ranger dell'Esercito italiano. Scusate l'immodestia. Qualcuno ha qualcosa da obiettare? Un caro saluto a tutti.
MAI STRACK!
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